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Il massacro dimenticato, 46 fascisti sepolti nei tunnel trevigiani.

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Goli Otok la prigione naturale perfetta di Josip Broz Tito

  Goli Otok la prigione naturale perfetta di Josip Broz Tito All’alba, Goli Otok è pallida. Grigia. Un’isola anonima contro cui s’infrangono le onde oleose del Quarnaro. Guardandola dalla terra ferma non si vede alcun tipo di vegetazione; non si scorgono né alberi né arbusti. Dall’acqua emerge solo una distesa di roccia livida e sterile. D’estate il sole secca ogni cosa, d’inverno il vento ghiaccia ciò che rimane. Nell’eterno rincorrersi tra vita e morte è sempre quest’ultima a vincere a Goli Otok. Guardandola, gli uomini hanno cominciato a chiamarla in molti modi: qualcuno l’ha definita “calva”, qualcun altro “nuda”. Ma l’aggettivo più adatto, forse, è “segreta”. Il dorso dell’isola, una scogliera alta oltre duecento metri, non permette di vedere nulla di ciò che accade lì. È come un mantello che tutto nasconde e porta via. Goli Otok è una prigione naturale perfetta, tanto che Josip Broz Tito la scelse come luogo dove isolare coloro che, dopo lo strappo tra Jugoslavia e Unione sovieti

Le foibe sono il capitolo italiano degli orrori del comunismo.

  Le foibe sono il capitolo italiano degli orrori del comunismo. Non avrei mai pensato di tornare a difendere la memoria delle foibe dall’oltraggio militante di collettivi intellettuali spalleggiati dall’associazione partigiani. Ritenevo ormai assodato il giudizio, l’orrore e la memoria delle foibe, seppure con diverse interpretazioni dei fatti e delle responsabilità. Ero poi riluttante a parlarne ancora perché pensavo che fosse sciagurato ridurre la storia agli stermini e alle sue pagine più nere. E mi pareva meschino cercare di usare il passato a scopi politici, propagandistici o di denigrazione degli avversari, che tornano così nemici, e assoluti. E invece un miserabile attacco, prima individuale poi collettivo, ha rimesso in discussione l’entità della tragedia istriana, dalmata e giuliana e l’opportunità di commemorarla a livello istituzionale con la giornata del ricordo. Cos’è che rende inaccettabile sul piano storico, il riduzionismo, il dimenticazionismo, il negazionismo sulle f

Vergarolla, la strage dimenticata: così vennero uccisi gli italiani di Pola.

  Vergarolla, la strage dimenticata: così vennero uccisi gli italiani di Pola. Il 18 agosto del 1946 era una domenica di sole come tante altre in Istria. Per Pola era un'estate di passione: l'ennesima in quel lungo periodo di violenza. Ma la città decise che almeno per quella domenica tutto dovesse apparire normale, come se il sangue che scorreva da anni nella terra d'Istria per una mattina non dovesse bagnare la spiaggia di Vergarolla e oscurare la mente dei suoi abitanti, privandoli di una giornata di mare e di libertà. Ma mentre giovani e famiglie accorrevano sull'arenile per assistere alla mitica Coppa Scarioni, gara di nuoto diventata ormai tradizione nella Pola italiana, il sangue cristallino dell'Adriatico si tinse di rosso, come già molte altre parti dell'Istria profonda. Passate le 14, un boato squarcia il cielo di Vergarolla, un fungo si solleva dalla spiaggia e il rumore delle onde e delle voci di tifosi e cittadini si tramutò in un orrendo grido di m

Rankovic accusato in Germania del massacro di centomila tedeschi.

  Rankovic accusato in Germania del massacro di centomila tedeschi. Un avvocato della Ruhr ritiene che il "vice" di Tito sia responsabile della morte di prigionieri catturati dai partigiani jugoslavi. Tra l'altro Rankovic avrebbe dato ordine di uccidere tutti i feriti tedeschi e croati che si trovavano, al termine delle ostilità, negli ospedali jugoslavi. Articolo dal Corriere della Sera del 26 marzo 1964

Atto d'accusa del deputato di Fiume Andrea Ossoinack - 1960, Istria.

  Atto d’accusa del deputato di Fiume Andrea Ossoinack contro quanti hanno tradito la millenaria italianità adriatica e hanno venduto agli slavi Fiume Pola l’Istria Zara e la Dalmazia negando ai cittadini ivi nati il plebiscito – autodecisione dei popoli – offerto da Wilson nel 1918 A cura del Centro Studi Adriatici ROMA

CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW"

  CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW" L’immobilità, afosa d’estate e nebbiosa d’inverno, di questo piccolo paese lungo la provinciale tra padova e chioggia non fa certo pensare a grandi eventi storici, eppure da queste parti la guerra è passata pesantemente lasciando la sua scia di morte, di odii, di sospetti come peraltro in tante altre misconosciute contrade d’europa oltre ai “si dice” e ai ricordi talvolta reticenti degli anziani, a testimoniare gli eventi di quel lontano maggio del ‘45 rimangono un ossario nel cimitero del paese, un fascicolo penale riaperto nel 1990, e quindi archiviato, presso la procura della repubblica di padova e molte mezze verità. Fino ad oggi gli unici tentativi di ricostruzione storica e di rivendicazione politica appartengono a quella destra che ha le sue radici nella rsi, la cosiddetta repubblica di salò. Sull’argomento sono apparsi negli ultimi anni diversi articoli sia sulla stampa quotidiana locale che in varie pubblicazioni legate al neo-fascism