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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

Anpi divisa sulla targa alla bambina stuprata: "Non aveva colpe"

Il ricordo della 13enne uccisa nel '45 spacca i partigiani: «Un'esecuzione ingiustificabile». La targa nella piazza di Noli (comune di 2.736 abitanti in provincia di Savona), in ricordo dell'uccisione di una ragazzina savonese di 13 anni, Giuseppina Ghersi, ad opera di una banda di partigiani nel 1945 (pochi giorni dopo la Liberazione) sta creando scompiglio sia a destra ma, soprattutto, a sinistra. E non pochi imbarazzi. In un periodo dove la cronaca nera è impazzita e ci racconta di stupri e di ragazze uccise a pietrate, fa strano ricordare un fatto di 72 anni fa, se non fosse così indicativo dell'ipocrisia che infesta la sinistra in questi nostri miserabili tempi. Mentre si discute della stupida e dannosa legge Fiano contro i simboli del fascismo, c'è chi legittimamente vorrebbe ricordare una bimba picchiata, stuprata e giustiziata davanti ai genitori dai presunti partigiani comunisti salvatori della Patria, e scatta l'ossessione micidiale dei buonis

"Lo stupro della bimba fascista? Orrore sulla coscienza dell'Anpi"

L'attacco all'Anpi di Liana Gigliozzi, figlia di Romolo, ucciso nelle Fosse Ardeatine per colpa della bomba partigiana a via Rasella.   La piccola Giuseppina Ghersi venne stuprata dai  partigiani . Sono passati tanti anni da quell'orrendo crimine del 30 aprile 1945, eppure ancora oggi l'Anpi vuole negare una targa in ricordo della piccola tredicenne di Noli accusata di collaborazionismo coi fascisti e barbaramente uccisa dai partigiani. Ma quello della Ghersi non è l'unico caso. Anche la signora Liana Gigliozzi, figlia di Romolo, ucciso nelle  Fosse Ardeatine , da tempo si batte contro la "arroganza comunista" che impedisce di vedere quel che realmente è accaduto il 24 marzo del 1944, quando una bomba in via Rasella diede il via al rastrellamento dei nazisti che portò alla morte del padre. In una intervista al Tempo, la signora Gigliozzi non usa mezzi termini contro i partigiani e indirettamente contro i loro eredi, ovvero i peones dell'

Giuseppina Ghersi. L’Orco partigiano e la bambina fascista

L’OCCHIO SULL’INFERNO Non è una favola. È una storia vera. Parla di Orchi trasformati in eroi e di una bambina trasformata in vittima sacrificale di bestie feroci.   “ L’ orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno”.   Così racconta Stelvio Muraldo, l’uomo che notò il corpo della piccola  Giuseppina Ghersi  tra il cumulo di cadaveri abbandonati davanti al cimitero di Zinola poco fuori Savona, in quei giorni di Aprile del 1945; macabro regalo lasciato alla storia del nostro Paese da giustizieri partigiani, eroici campioni di atrocità impunite. “ Erano terribili le condizioni in cui l’ avevano ridotta (…) avevano infierito in maniera brutale su di lei,  senza riuscire a cancellare la sua giovane età ‘”.   Perché Giuseppina Ghersi aveva 13 anni quando il 25 Aprile fu prelevata insieme ai genitori, gestori di un banco di frutta e verdura al mercato di San Michele, e portata nel  campo di concen

Il lager degli assassini rossi era l’oratorio. Il triangolo della morte che includeva Vado Ligure, Valleggia e Savona.

Dopo il 25 aprile del 1945, si era creato un triangolo della morte che includeva Vado Ligure, Valleggia e Savona, dove sino agli anni 50 sparirono centinaia di persone, diversissime fra di loro: repubblichini, borghesi benestanti oppure no, ex militari monarchici, operai, impiegati, giovani oppure anziani, studenti, femmine e maschi. L’unico denominatore era rappresentato dai loro assassini, genericamente partigiani appartenenti a formazioni comuniste, che avevano acquisito, moto proprio, la qualifica di «poliziotti ausiliari», sino al loro scioglimento coatto nel luglio 1945 da parte degli alleati, a causa degli eccessi. I «quadri effettivi» della cosiddetta Polizia Partigiana erano formati da giovanissimi partigiani, nessun tipo di reclutamento a carattere concorsuale e con titoli di cultura risibili o inesistenti, nessuna selezione quindi, nessun corso di preparazione legale o amministrativa, nessun controllo sulla fedina penale e su eventuali pendenze penali in corso, ovviame