Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2021

La "Foiba della Rosetta" a Tonezza del Cimone

  La "Foiba della Rosetta" a Tonezza del Cimone, dove il 1 maggio 1945, i partigiani infoibarono diciannove soldati tedeschi e una ragazza italiana di 19 anni, insieme al fidanzato milite della RSI. A seguito di un esposto del "Comitato Permanente Vittime Civili 30 aprile 45" di Pedescala, venne aperta un’inchiesta dall’allora sostituto procuratore A. Fojadelli verso la fine degli anni 90. Scriveva del 4 marzo 1998: di Tonezza, ove erano stati ritrovati pochi reperti, visto che i cadaveri dei militari germanici erano stati traslati negli anni cinquanta. Le segnalazioni della raccolta e sistemazione delle salme erano contenute nel dossier che il Comitato ha spedito a una dozzina di istituzioni italiane e internazionali per chiedere la riapertura delle indagini sull’ eccidio di Pedescala (82 vittime) e sulla Foiba di Tonezza (20 morti). Per quanto riguarda quest’ultima, un primo foglio del Comune di Tonezza, risalente al 30 marzo ’50, confermava il recupero a 43 metri

IL MARTIRIO DEL CARABINIERE ALFREDO GREGORI.

  Il 7 novembre 1941 il carabiniere Alfredo Gregori, nato ad Arcugnano nel 1912, fu ucciso a Veli-Dolac, in Croazia, dai partigiani slavi che l'avevano catturato e lo volevano costringere a rivelare la dislocazione dei reparti italiani. Decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, Gregori è stato ricordato dall'associazione carabinieri in congedo, da altre associazioni d'arma e dalle autorità civili a Campo Marzo, dove c'è il busto realizzato da Quagliato.. (GdV 09/11/2021)

Dina Bertoni, trucidata dai partigiani a Ceto in Valcamonica.

  Fu seviziata, violentata e poi finita con una baionetta Il corpo della 25enne fu restituito solo dopo 55 giorni «L'accusarono di essere una spia, ma erano calunnie» C'è una atroce, oscura e scomoda pagina della Liberazione camuna che nessuno storico ha mai sfogliato. La sorella della vittima, però, non si è mai arresa e, attraverso la memoria, continua a mantenerne vividi i tragici e inquietanti colori. Esattamente settant'anni fa, Dina Bertoni, 25enne di Ceto, veniva rapita con l'inganno da un gruppo di partigiani. Sospettata di essere una spia, fu portata sulle montagne, violentata e seviziata per giorni prima di essere giustiziata con una baionetta conficcatale nel cranio. I familiari non avrebbero avuto neppure una tomba su cui piangerla se il parroco di Cividate, don Carlo Comensoli, il prete dei partigiani, non avesse supplicato i suoi aguzzini di restituire il cadavere. Il corpo della ragazza fu fatto ritrovare nel cimitero di Berzo Inferiore il 27 maggio 1945.

IL FEROCE OMICIDIO DI ANNA MARIA BACCHI.

  IL FEROCE OMICIDIO DI ANNA MARIA BACCHI. Anna Maria Bacchi, di ventisei anni, laureanda in medicina, assassinata dai partigiani comunisti il 6 aprile 1945. Anna non si era mai interessata di politica, benché suo fratello Gianfranco fosse divenuto ufficiale della Guardia Nazionale Repubblichina. La mattina del 5 aprile, la giovane donna venne avvicinata da tre individui, i quali la informarono che suo fratello, gravemente ferito in uno scontro con i partigiani, era degente all'ospedale di Modena e desiderava parlarle. Anna Maria Bacchi non dubitò un momento della veridicità della comunicazione e seguì i tre individui. Da quel momento scomparve. Il suo cadavere venne ritrovato solo due anni dopo in un campo, a Villa Freto di Modena. Le indagini svolte dai carabinieri portarono all'identificazione dei tre assassini, gli ex partigiani comunisti Cesare Cavalcanti, Enzo Leonardi e Giancarlo Zagni, detto «Luigi». Questi sostenne di avere ricevuto l'ordine di esecuzione dai suoi

LA STRAGE DI CERNAIETO

  Era il 23 aprile 1945, 21 militi della GNR del presidio di Montecchio (RE), dopo due giorni di battaglia, si fidarono delle parole del parroco di Montecchio,   Don Ennio Caraffi,   anche lui ingannato,  portava loro il messaggio dei partigiani comunisti: “la resa a patto di aver salva la vita e la condizione di non subire maltrattamenti e percosse”.Verso le nove del mattino uscirono da “Cà Bedogni” (Montecchio) crivellata di colpi, all’interno dell’abitazione giacevano due ragazzi feriti (gli unici che si sarebbero salvati), due legionari morti, e nello scantinato il cadavere del partigiano   Lodovico Landini.   Il vicecomandante dei partigiani, nonostante la parola data nella trattativa di resa, ordinò che tutti i militi venissero fucilati seduta stante. L’ordine però non venne eseguito per l’intervento di un superiore ed i partigiani legarono i prigionieri tra di loro, con del filo di ferro e li avviarono a piedi verso la “prigione” partigiana di Vedriano di Trinità – Canossa, dall

LA STRAGE PARTIGIANA DELL'OSPEDALE PSICHIATRICO DI VERCELLI.

Il 12 maggio, un gruppo di partigiani della 182ª Brigata Garibaldi "Pietro Camana" partì alla volta di Novara con un autobus ed un autocarro, fornito di un elenco di 170 nomi di prigionieri fascisti da prelevare. Giunti sul posto, chiamarono tramite appello i fascisti dell'elenco: ne individuarono in tutto 75, li caricarono sugli automezzi e li portarono a Vercelli, rinchiudendoli all'interno del locale ospedale psichiatrico dopo aver costretto il personale ospedaliero ad uscire. Lì vennero percossi violentemente e divisi in gruppi. Fra il pomeriggio del 12 e le prime ore del 13 maggio, la maggioranza dei prigionieri venne eliminata, secondo le seguenti modalità: Undici vennero trasportati nella vicina frazione di Larizzate, fucilati e sommariamente seppelliti in una trincea di difesa antiaerea. Secondo la ricostruzione della procura di Torino, poco più di dieci prigionieri furono legati col fil di ferro, stesi a terra nel piazzale dell'ospedale e schiacciati sott

LA STRAGE PARTIGIANA DI CASTIGLIONE DI COSTA D'ONEGLIA.

  Era la sera inoltrata del 4 maggio del ’45. Una nutrita squadra di comunisti dichiaratisi polizia partigiana riuscì a entrare nelle carceri di Imperia e a prelevare ventisei detenuti politici, che legarono ai polsi col filo di ferro alla stregua degli slavi quando infoibavano gli italiani. Stretti gli uni agli altri su due autocarri raggiunsero Castiglione di Costa d’Oneglia ove, lungo una trincea, i ventisei, alla luce dei fari, furono allineati e colpiti a raffiche di mitra. Dal mucchio di cadaveri si rialzò un ferito che col favore della notte riuscì a raggiungere la vicina Diano Castello. Si chiamava Francesco Agnelli, operaio della Sepral di Sesti Ponente e aveva 45 anni. Raccontò a tutti l’eccidio poi, ricercato a morte, si rifugiò a Diano Marina ove fu stanato due giorni dopo e fucilato. Dell’eccidio si parlò a lungo ma dei responsabili non si fece mai parola. L’omertà gravava sul partito comunista che ne aveva ordinato l’esecuzione. Il “neo questore” di Imperia, l’ex capo gap

ELISA STELLA. VITTIMA NELL’ECCIDIO DI SCHIO PER MOROSITA’

  ELISA STELLA. VITTIMA NELL’ECCIDIO DI SCHIO PER MOROSITA’ Ci furono 15 femmine tra le 53 vittime dell’eccidio di Schio (Vicenza) del luglio 1945. Fra i giustiziati anche una casalinga di 61 anni, Elisa Stella, vittima di una vicenda assurda – narra Pansa che fa riferimento anche al libro “L’eccidio di Schio. Luglio 1945: una strage inutile” – Aveva affittato un alloggio a un tizio che, dopo un po’, si era rifiutato di pagarle l’affitto. Alle proteste della padrona di casa l’inquilino moroso, nel frattempo diventato partigiano, pensò bene di denunciarla come pericolosa fascista. La donna fu arrestata, rinchiusa nel carcere di via Baratto e qui finì nel mucchio dei trucidati il 6 luglio».

L'ECCIDIO DI CODEVIGO E I VALORI DELLA RESISTENZA

  L'ECCIDIO DI CODEVIGO E I VALORI DELLA RESISTENZA Tra il 30 Aprile ed il 15 Maggio 1945 oltre trecento persone vennero uccise negli argini e nelle campagne intorno a Codevigo (Pd) da parte dei partigiani comunisti della 28' Brigata Garibaldi "Mario Gordini", comandata da Arrigo Boldrini, ma anche dai badogliani della Divisione Cremona. Negli anni '60 alcuni parenti delle possibili vittime iniziarono la ricerca dei corpi, in genere abbandonati alle acque o sepolti in fosse comuni, nei cimiteri o nei campi. Furono trovati 114 corpi, ma non fu possibile l'identificazione per tutti. Molti scomparsi non furono ritrovati. 77 salme furono recuperate nel cimitero di Codevigo. 17 salme furono recuperate nel cimitero di S.Margherita. 12 salme furono recuperate nel cimitero di Brenta d'Addà, ora ospitate nell' Ossario del Cimitero di Codevigo, inaugurato il 27 Marzo 1962. In una tabella dell'Ossario ci sono 98 nomi ed i resti di 114 uccisi, di molti non si

"FEMMINICIDI" PARTIGIANI: Il caso ternano-reatino.

  "FEMMINICIDI" PARTIGIANI: Il caso ternano-reatino. Tra il Marzo e il Giugno 1944, lungo il confine tra le provincie di Terni e di Rieti si verificarono episodi di violenza inenarrabile, dettati da odio politico, che colpiranno persone innocenti cui nulla poteva essere addebitato. Tra le numerose vittime di questo “odio inestinguibile” come lo ha definito Marcello Marcellini in suo pregevole studio, particolare impressione hanno destato in noi gli assassini di cinque donne. Azione partigiane da sempre occultate o presentate sotto un “filtro” che conduceva molto lontano dalla realtà dei fatti. Un “filtro” politico, giustificazionista ovviamente, che esulando dal fatto principale che le donne uccise nulla avevano fatto per meritare tale violenza, finiva per infangare la stessa memoria delle vittime, ridotte a “spie” senza dignità umana o semplici prostitute al soldo dell’invasore. Con questo breve focus analizzeremo questi cinque episodi raccapriccianti, che rappresentano un u

L'eccidio di Schio. Luglio 1945: una strage inutile.

  La notte tra il 6 e il 7 luglio 1945 oltre cinquanta civili, uomini e donne, furono massacrati a Schio. La guerra era finita da due mesi, si ricominciava a vivere e a lavorare nella cittadina veneta, per tradizione pacifica e intraprendente. L'avvio della ripresa era stato rapido anche perché i tedeschi erano stati persuasi a non distruggere le fabbriche prima di ritirarsi. Che cosa indusse quella notte un gruppo di giovani ex partigiani a lasciare la pista da ballo, la gelateria, la passeggiata con la ragazza o la fiera nella piassa de' mas'ci a mascherarsi e a imbracciare di nuovo il mitra? Questo libro è un documento prezioso per comprendere e denunciare le ragioni dell'eccidio, che ha scatenato una dura polemica tra parenti delle vittime e presunti testimoni.

La strage di Oderzo e gli eccidi partigiani nel Basso Trevigiano 1944-45.

  «Qualcuno non era ancora spirato e dibattendosi nell'acqua invocava “Mamma, mamma”, ed il feroce Bozambo sparava a lui nella nuca dicendogli: “Questa è tua mamma” » Dal «Diario» di don Giacobbe Nespolo (sacerdote a Oderzo) Il 28 aprile 1945, a guerra conclusa, nella canonica di Oderzo (TV) e alla presenza di monsignor Domenico Visentin, si addivenne alla firma di un accordo tra il Sindaco della Città Plinio Fabrizio, il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) rappresentato da Sergio Martin e i responsabili militari della RSI della zona, col. Giovanni Baccarani, com.te della Scuola Allievi Ufficiali di Oderzo e magg. Amerigo Ansaloni, com.te del Btg. “Romagna”. Il patto prevedeva la consegna delle armi da parte dei 600 militari della RSI (Allievi Ufficiali, Btg. “Romagna” e Btg. “Bologna”) di stanza in città o nelle vicinanze, il loro concentramento all’interno del Collegio Brandolini di Oderzo e il rilascio agli stessi di un lasciapassare per raggiungere le proprie famiglie. Una

Chiedi al torrente. Le stragi partigiane in un quartiere della «Grande Genova», Val Polcevera, 1943-1945

  I caduti per mano partigiana, tra militari e civili, in tutta la provincia di Genova ammontano a circa 1.900. A Bolzaneto, dal censimento conclusivo rilevato con la scoperta delle ultime fosse comuni ad inizio anni '50, il numero è di circa 180 persone, delle quali più della metà non identificate. Tra gli identificati, oltre la metà sono vittime civili, di cui nove di sesso femminile, le cui date di arresto, scomparsa e decesso risalgono al maggio del 1945. Il principale luogo di detenzione e di processi sommari per i prigionieri in questa zona, regno incontrastato della Brigata Volante "Balilla" e del suo capo indiscusso Angelo Scala "Battista", fu l'ex deposito di legnami Scorza sulla strada che a Bolzaneto sale verso il paese di Geminiano, che costeggia l'omonimo torrente. Perché tanti morti in una delegazione di sole 10.000 persone? Ci fu una regia a pianificare e avallare le esecuzioni? Perché le esecuzioni continuarono anche a guerr

Il presidente di AVL Vicenza contro la piazza intitolata a Norma Cossetto

    "Binotto probabilmente non ha conoscenza della vicenda legata alla figura di Norma Cossetto, medaglia d'oro concessa il 9 dicembre 2005 alla memoria dal presidente Ciampi, con questa motivazione: "Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943 - Villa Surani (Istria)". Mi meraviglio che un presidente di una valorosa associazione resistenziale non si documenti sufficientemente prima di fare questo genere di affermazione, per rispetto alla memoria della giovane patriota martire, sia rispetto alle scelte della città di Vicenza che ha voluto onorarla e così rammentare a tutti un estremo sacrificio per additarlo ai posteri come messaggio di pace e libertà. Non mi soffermo nella descrizione di quello che fecero i barbari a Norma Cossetto, ma per chiunque abbia interesse a

28 aprile 1945. La strage di Rovetta. I 43 ragazzi trucidati dai partigiani

  Con Strage di Rovetta si fa riferimento all’esecuzione sommaria, avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945 a Rovetta, di quarantatré giovani militi fascisti appartenenti alla 1ª Divisione d’Assalto “M” “Tagliamento”, inquadrata nell’ambito della Guardia nazionale repubblicana della Repubblica sociale italiana. La resa Dalla fine del mese di ottobre del 1943, la 1ª Divisione d’Assalto “M” Tagliamento venne trasferita nel bresciano, in particolare in Val Camonica, con il compito di difesa delle linee di comunicazione della Wehrmacht e di presidio dei cantieri dell’Organizzazione Todt, oltre a essere impiegata in operazioni dirette a contrastare le formazioni partigiane. Data la contiguità territoriale, la sua presenza si allargò anche alla bergamasca. [amazonjs asin=”8842550205″ locale=”IT” title=”I fantasmi del Cansiglio. Eccidi partigiani nel trevigiano 1944-1945″] Il 26 aprile 1945  un gruppo di suoi militi di presidio presso la località Cantoniera della Preso

STRAGE ROVETTA, DA ARCHIVI INGLESI EMERGE VERITA' ECCIDIO MILITI DI SALO'

FURONO PARTIGIANI DI UNA BRIGATA DI 'GIUSTIZIA E LIBERTA'' A UCCIDERE 43 GIOVANI Dopo decenni di ambiguita', viene alla luce la verità su uno dei più sanguinosi eccidi commessi dai partigiani sul finire della Seconda guerra mondiale: la strage di Rovetta, nel bergamasco, nella quale morirono 43 militari della Repubblica di Salò, appartenenti alla legione Tagliamento. La verità emerge da documenti inediti conservati nell’archivio del Soe britannico, a Londra, che ora la studiosa italiana Grazia Spada pubblica nel libro “Il Moicano e i fatti di Rovetta” edito da Medusa. Fu una delle pagine nere della lotta partigiana e venne scritta il 28 aprile 1945 (il giorno stesso della fucilazione di Benito Mussolini), quando ormai le sorti della guerra erano segnate. I militi della Tagliamento, per lo più giovanissimi, dopo essersi arresi ai patrioti del paese con la promessa di aver salva la vita, vennero uccisi davanti al muro del cimitero a sventagliate di mitra dai partigiani de

Settembre 1945: sentenza del processo per l'eccidio di Schio (VI).

Proprio in questi giorni, nel settembre del 1945, si concludeva il processo contro i responsabili diretti dell'eccidio di Schio (VI). I mandanti erano già fuggiti all'estero presso regimi totalitari comunisti, dove svolsero attività di sostegno e propaganda.  Tra i condannati a morte troviamo Valentino Bortoloso "Teppa", che non è stato giustiziato, come vediamo dalla foto che lo ritrae a Posina (VI) solo un mese fa. Dopo un periodo passato nelle prigioni italiane ha potuto godere della piena libertà. (Articolo dal Corriere della Sera del 14 settembre 1945)