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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW"

  CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW" L’immobilità, afosa d’estate e nebbiosa d’inverno, di questo piccolo paese lungo la provinciale tra padova e chioggia non fa certo pensare a grandi eventi storici, eppure da queste parti la guerra è passata pesantemente lasciando la sua scia di morte, di odii, di sospetti come peraltro in tante altre misconosciute contrade d’europa oltre ai “si dice” e ai ricordi talvolta reticenti degli anziani, a testimoniare gli eventi di quel lontano maggio del ‘45 rimangono un ossario nel cimitero del paese, un fascicolo penale riaperto nel 1990, e quindi archiviato, presso la procura della repubblica di padova e molte mezze verità. Fino ad oggi gli unici tentativi di ricostruzione storica e di rivendicazione politica appartengono a quella destra che ha le sue radici nella rsi, la cosiddetta repubblica di salò. Sull’argomento sono apparsi negli ultimi anni diversi articoli sia sulla stampa quotidiana locale che in varie pubblicazioni legate al neo-fascism

L'ECCIDIO DI CODEVIGO.

    L'ECCIDIO DI CODEVIGO. L’ Eccidio di Codevigo avvenuto tra il 30 aprile e il 15 maggio 1945, fu l’esecuzione sommaria di un numero variabile tra 96 e 365 persone avvenuto nella zone di Codevigo (Padova) da parte della 28´ Brigata Garibaldi “Mario Gordini“, cooperante con la VIII armata Britannica. Alcuni storici sostengono che all’eccidio parteciparono altresì militari emiliani e toscani inquadrati nel gruppo di combattimento “Cremona“, unità al seguito delle truppe inglesi. Queste truppe assunsero il potere nel territorio in nome del CLN a partire dal 29 aprile 1945. Ci furono molte vittime, alcune furono anche seviziate. . . . Corinna Doardo, maestra elementare. I partigiani la prelevarono, la sottoposero a sevizie tali che il medico accertò che solo un orecchio era rimasto intatto, la fucilarono e abbandonarono il cadavere nudo nel cimitero. Mario Bubola Mario Bubola, figlio del podestà fascista del paese, fu prelevato a casa, fu torturato, si tentò di tagliarli il collo c

Ravennati contro. La strage di Codevigo

    Ravennati contro. La strage di Codevigo Nel maggio del 1945, quindi a guerra finita, un gruppo di ex militari della RSI dai loro presidi nel veronese, ove erano ripiegati, furono prelevaqti con inganno e condotti a Codevigo da partigiani romagnoli e, dopo sconcertanti vicende, massacrati a colpi di mitra. Questa è la ricostruzione di quei fatti. E' la cronistoria attraverso la quale, per la prima volta è stata fatta luce su uno dei più gravi eccidi dell'immediato secondo dopoguerra. L'autore ha raccolto testimonianze dai diretti protagonisti, rintracciato i superstiti ed ha reperito importanti documenti tra i quali i memoriali di due scampati alle esecuzioni sommarie. di Gianfranco Stella (Autore) - Editore ‎ L'ultima Crociata (1 gennaio 2001)

IL PARTIGIANO EOLO. Una storia di odio nel Polesine della guerra civile.

IL PARTIGIANO EOLO. Una storia di odio nel Polesine della guerra civile. Nel corso della guerra civile operò nel Polesine, in particolare nella zona intorno ad Adria, una formazione partigiana che terrorizzò la popolazione macchiandosi di crimini e nefandezze tali da far inorridire gli stessi antifascisti, capitanata da Eolo Boccato, un personaggio violento che, dopo aver combattuto a fianco dei fascisti contro gli slavi, si diede alla macchia dando vita ad una sua “guerra privata”, scatenando sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile. In pochi mesi Eolo e compagni giunsero a sopprimere 76 persone. Un curriculum che li vide distinguersi in ogni tipo di infamia: dallo stupro di Marcella Cacciatori, violentata dal branco e resa incinta a 14 anni, allo sterminio dell'intera famiglia Gaffarelli ad Ariano Polesine, dove non mostrarono pietà nemmeno per due bambini di 2 e 4 anni, alle mortali imboscate contro chi rifiutasse di aderire alle loro imposizioni. Nonostante la presa

BENEDETTI ASSASSINI. Eccidi partigiani nel Bellunese (1944-1945)

BENEDETTI ASSASSINI. Eccidi partigiani nel Bellunese (1944-1945) Eccidi partigiani nel Bellunese 1944-45. Storia della guerra civile italiana in terra veneta di Antonio Serena. Un attenta indagine storica con ampiezza di fonti per raccontare la verità dei vinti sepolta sotto il trionfale racconto dei vincitori Chi ritenga che un lungo elenco di nomi e di date possa essere solo un’arida documentazione, legga i libri di Antonio Serena e si ricrederà. In questi elenchi di nomi e di date è racchiuso l’immenso dramma della guerra civile italiana. Da questi nomi e da queste date scaturisce - vivissima a distanza di settant’anni - la tragedia di migliaia di vittime innocenti alle quali ancora non è stata resa piena giustizia. Bisogna leggere “I giorni di Caino” e “La strage di Oderzo”, fino a quest’ultima opera, per rendersi conto di come la ricerca minuziosa, quasi ossessiva dello storico, la maniacale consultazione di documenti, di diari inediti, la ricerca degli ultimi testimoni sfoci in

I fratelli Govoni

I fratelli Govoni San Giorgio di Piano è uno di quei grossi paesi agricoli che insieme ad Argelato, Pieve di Cento e San Pietro in Casale s’incontra a circa metà strada fra Bologna e Ferrara. E’ pianura emiliana che beneficiò funestamente dei primi collaudi socialisti e rivoluzionari. L’odio di classe continua a trovarvi una lussureggiante pastura. Nell’immediato periodo del dopo-liberazione in questa zona che giuppersù potrebbe essere ampia quanto la pianta di Roma, per intenderci, i «prelevati» sono stati 128. Centoventotto persone che una sera furono portate via dalla loro casa e che mai più hanno fatto ritorno. Centoventotto. Fin’ora se ne sono trovati in queste fosse comuni circa una metà. Dell’altra sessantina perfino il mistero della loro morte è cupo. Nella macabra fossa di Argelato, dunque, sono stati rinvenuti diciassette cadaveri buttati alla rinfusa laggiù con un metro di terra addosso. Di questi, ben sette erano fratelli. Sono i fratelli Govoni. La mamma di questi sette fi

La cartiera della morte. Mignagola 1945

La cartiera della morte. Mignagola 1945 Tra aprile e maggio del 1945, la zona della provincia di Treviso con epicentro la cartiera Burgo di Mignagola di Carbonera fu teatro di uno dei più feroci massacri attuati da elementi partigiani nel corso della guerra civile. Delle vittime, fascisti rastrellati nella zona e civili uccisi per motivi di vendetta e rapina, solo un centinaio furono riconosciute perché quasi tutti i corpi, come dichiareranno diversi testimoni a guerra finita, furono gettati nelle acque del fiume Sile, bruciati nei forni della cartiera o sciolti nell'acido. Le maggiori efferatezze avvennero all'interno della cartiera, dove imperava Gino Simionato, detto "Falco". Il processo ai responsabili, celebrato a Treviso nell'estate del 1954, dopo aver appurato i fatti criminosi e gli autori degli stessi, si concluse col "non doversi procedere a carico degli imputati in ordine ai reati rubricati, perché estinti per effetto di amnistia". di Antonio