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Visualizzazione dei post da 2015

Ravenna: attacco a Boldrini, "è il boia di Codevigo"

Arrigo Boldrini, storico comandante partigiano noto con l'appellativo di comandante Bulow, continua a far discutere. Nel giorno in cui Ravenna ne celebra il ricordo a pochi mesi dalla morte con l'inaugurazione di un monumento a lui dedicato e ricordando l'anniversario della Liberazione, fioccano le polemiche. A gettare ulteriore benzina sul fuoco è il parere dello storico Gianfranco Stella, autore di "Ravennati contro", del recente "Crimini partigiani" e di altri testi sulla Resistenza che hanno riaperto vecchie ferite. "Arrigo Boldrini e' stato il boia di Codevigo", sostiene Stella nel ricordare Bulow. Parlando alla conferenza stampa organizzata dal Popolo della Libertà ravennate sulle ragioni della protesta contro il monumento a Bulow, Stella spiega: "E' storia, non ho paura di querele". A dargli ragione c'e' una sentenza, riferisce, esito di un "processo lunghissimo e imbarazzante per i magistrati di Raven

Violenze alla manifestazione per l'eccidio di Schio, denunciati quattro anarchici vicentini

Erano in circa duecento persone alla contro manifestazione organizzata per protestare contro la commemorazione per il massacro compiuto nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 1945, a guerra terminata, da un gruppo di ex partigiani a Schio. Come ogni anno le associazioni di estrema destra depositano una corona di fiori (foto) davanti alla biblioteca civica e tengono una orazione funebre per ricordare le vittime. E come ogni anno c'è la protesta in piazza Rossi delle sigle di estrema sinistra e dell'Anpi, manifestazione alla quale in quest'occasione hanno preso parte anche venticinque anarchici, non legati ai centri sociali vicentini Arcadia e Bocciodromo. I quali, senza preavviso, hanno cercato di aggirare il servizio d'ordine predisposto dalla Digos di Vicenza per cercare di aggredire alle spalle i militanti di destra. Gli agenti si sono accorti degli spostamenti e li hanno fermati, tenendoli a debita distanza. A distanza di un paio di settimane, però, visionando i

Eccidio di Schio, i violenti dei centri sociali con mazze e caschi fra i manifestanti

Centro storico blindato da carabinieri e poliziotti. Individuati elementi antagonisti provenienti dal Padovano, armati per lo scontro e identificati. SCHIO. Il 70° anniversario dell'eccidio ha portato nella piazza di Schio una tensione che non si respirava da anni. Ancora una volta il centro si è diviso tra rossi e neri, antifascisti e nostalgici, con circa 200 manifestanti. Quasi tutti, bisogna dire, dalla parte dei primi. Nel presidio della sinistra anche un gruppo di antagonisti venuti da Padova, scesi in piazza con caschi e mazze.Il gruppo ha tentato una sortita per aggirare il nutrito cordone di carabinieri, polizia di stato e locale, tra cui diverse unità in tenuta anti sommossa. L'area circostante la biblioteca civica, l'ex carcere mandamentale, dove il 7 luglio 1945 si consumò l'eccidio, era però blindata. L'efficace gestione dell'ordine pubblico, anche nei momenti di maggior concitazione, ha evitato conseguenze peggiori.IL BLITZ. Poco dopo le 11,

Valdastico. A Pedescala 82 rintocchi ricordano le vittime dell’eccidio, causato dalla follia partigiana.

Una toccante cerimonia è quella che si è svolta ieri in ricordo delle vittime di Pedescala, Forni e Settecà durante la commemorazione dell’eccidio del 30 aprile 1945. La sofferenza per una tragedia impunita che ha ancora dei particolari controversi, sebbene ormai definita nelle linee generali, è la pesante eredità che gli abitanti delle tre frazioni di Valdastico si portano dietro da 70 anni e che ha reso la celebrazione particolarmente sentita e solenne. Il 30 aprile del 1945, mentre le truppe tedesche sono in ritirata lungo la vallata, vengono attaccate da un gruppo di partigiani. Sei soldati tedeschi rimangono uccisi, mentre i partigiani fuggono tra i boschi. Ha il via così la rappresaglia: non riuscendo a trovare i responsabili i tedeschi decidono di massacrare la popolazione civile di Pedescala, e poi quella di Forni e Settecà. Nella strage vengono barbaramente uccise 82 persone, tra cui 8 donne, il parroco e un bambino di 5 anni. Dopo la ritirata della colonna tedesca, il 2

25 aprile. Non chiamateli eroi: ricordiamo le ausiliarie uccise dai partigiani dopo che si erano arrese.

Amodio Rosa:  23 anni, assassinata nel luglio del 1947, mentre in bicicletta andava da Savona a Vado. Antonucci Velia:  due volte prelevata, due volte rilasciata a Vercelli, poi fucilata. Audisio Margherita:  Fucilata a Nichelino il 26 aprile 1945. Baldi Irma:  Assassinata a Schio il 7 luglio 1945. Batacchi Marcella  e  Spitz Jolanda:  17 anni, di Firenze. Assegnate al Distretto militare di Cuneo altre 7 ausiliarie, il 30 aprile 1945, con tutto il Distretto di Cuneo, pochi ufficiali, 20 soldati e 9 ausiliarie, si mettono in movimento per raggiungere il Nord, secondo gli ordini ricevuti. La colonna è però costretta ad arrendersi nel Biellese ai partigiani del comunista Moranino. Interrogate, sette ausiliarie, ascoltando il suggerimento dei propri ufficiali, dichiarano di essere prostitute che hanno lasciato la casa di tolleranza di Cuneo per seguire i soldati. Ma Marcella e Jolanda non accettano e si dichiarano con fierezza ausiliarie della RSI. I partigiani tentano allora

18 febbraio 1947. Bologna e il “Treno della vergogna”

La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, un tricolore. I convogli erano diretti ad Ancona dove gli esuli vennero accolti dall'esercito a proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà. Ad accogliere benevolmente gli esuli ci furono tre uomini, dei quali due con la fisarmonica, che cominciarono a cantare vecchie canzoni istriane: questi erano esuli precedentemente sbarcati e che avevano combattuto nella resistenza italiana. La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all'interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindac

Settimo Milanese. La targa per le foibe divelta e profanata: era lì da sole 12 ore

A Settimo Milanese la stele per i martiri istriani e giuliani non resiste nemmeno una notte. La denuncia di Forza Italia: "La sinistra non vuole ricordare". Ha avuto vita breve, la targa in memoria delle vittime delle foibe posizionata ieri a Settimo Milanese . Nemmeno dodici ore dopo il posizionamento, la stele collocata da un esule istriano in piazza della Resistenza nel comune dell'hinterland meneghino è stata divelta e sottratta sparendo nel buio della notte. A denunciarlo è Ruggiero Delvecchio , consigliere comunale di Forza Italia: "Purtroppo la targa divelta è l'ennesimo atto incivile contro chi porta ancora i segni di quella tragica pagina della storia Italiana. È l’ennesima dimostrazione che c’è una parte della sinistra che non vuole ricordare i martiri, nascondendo le responsabilità materiali e ideologiche di quegli atti." Nella giornata di ieri, in cui ricorreva il giorno del Ricordo , si era tenuta una commemorazione alla presenza d

Foibe, la sinistra continua ad infangare i martiri

Pisapia diserta la cerimonia, la Boldrini organizza la commemorazione mentre i deputati sono impegnati in Aula e c'è chi si dissocia dal ricordo. La sinistra perde il pelo ma non il vizio. Quando si tratta delle foibe , la recidiva è una costante. Reticenze e silenzi imbarazzati quando va bene, negazionismo aperto e insulti nei casi più clamorosi. Da quando, nel 2004, è stato istituito il giorno del Ricordo , con cui si celebra la memoria dei martiri delle foibe e delle vittime dell'esodo forzato da Istria, Venezia Giulia e Dalmazia , il revisionismo ha una data fissa: il 10 febbraio. Ogni anno la stessa storia: nelle foibe sono stati buttati i fascisti e i tedeschi e "comunque prima della fine della guerra sono stati uccisi anche un sacco di jugoslavi". Quando si fa notare che a venire ammazzati furono anche migliaia di civili, obiettivi di una barbara operazione di pulizia etnica, la risposta è un'alzata di spalle. Non solo perché i responsabili dell&

Foibe. Giornata del ricordo. Vite negate, massacri, falsità. Anche la verità fu infoibata

Oggi la "Giornata del ricordo" per celebrare gli italiani cacciati e uccisi da Tito dopo la guerra. Una tragedia che nella gerarchia del dolore sta sempre dietro le vittime delle dittature fasciste. Cos'era accaduto sulle coste orientali italiane dell'Adriatico dopo la guerra? Niente di rilevante, avrebbero voluto rispondere chi governava l'Italia e chi da sinistra faceva l'opposizione.  Soltanto un nuovo confine segnato con un tratto di penna sulla carta geografica dell'Europa. Vite negate. Amori, amicizie, speranze sconvolte, sentimenti calpestati, che per pudore, in silenzio, lontano da occhi inquisitori, l'esule arrivato dall'Istria, dalla Dalmazia, da Fiume chiudeva nel dolore, forse sperando che questo dignitoso comportamento lo aiutasse ad essere accolto da chi non ne gradiva la presenza. Si chiudeva così il cerchio dell'oblio, e una pesante coltre di omertà si distendeva sopra le sconvenienti ragioni degli sconfitti. La Storia