Dopo il 25 aprile 1945, la scia di omicidi a sfondo
politico, a Savona, si allunga sempre più…questo fatto, realmente accaduto ha
come protagonisti una innocente famiglia, i Turchi appunto, ed un gruppo di
partigiani comunisti che non verranno mai identificati.
Dopo il 25
aprile 1945, la scia di omicidi a sfondo politico, a Savona, si allunga sempre
più…questo fatto, realmente accaduto ha come protagonisti una innocente
famiglia, i Turchi appunto, ed un gruppo di partigiani comunisti che non
verranno mai identificati.
Con il
favore delle tenebre, cinque uomini armati, risalivano un sentiero di
Ciantagalletto, che nella zona detta dei Ciatti, del quartiere rosso di
Lavagnola, portava ad un casolare isolato. I cinque armati,
non erano sicuramente fascisti, perché era al 29 maggio 1945. Erano
sicuramente qualcosa d’altro: e ci si arriva per logica deduzione, all’indomani
della Liberazione, avvenuta il 25 aprile 45, l’unica forma di potere
organizzato e armato, dominante, era unicamente quello delle formazioni
partigiane, nella fattispecie a Savona, quelle comuniste…
I
cinque uomini, camminavano in silenzio , senza fumare per non essere segnalati
dalle braci delle sigarette e dall’odore di fumo, avanzavano con circospezione,
senza produrre alcun rumore…per non mettere in allarme le persone che abitavano
nella cascina Berta, le quali non potevano immaginare il pericolo imminente.
Alla cascina
Berta, oltre al bestiame ci abitavano dei Cristiani: Flaminio Turchi di anni
56, il capofamiglia, un uomo forte e senza timori, sua moglie, Caterina
Carlevari, e le tre giovani figlie, Giuseppina, Pierina e Maria,
rispettivamente di 25, 23 e 20 anni, tre ragazze piene di vita dedite
unicamente ad aiutare la famiglia nella conduzione della casa agricola…
Infatti
l’attivita’ lavorativa del nucleo famigliare era legata prevalentemente alla
agricoltura. I cinque “banditi”, arrivano alla casa inaspettati, solo il cane
dei Turchi li sente e abbaia sentendo gli intrusi, ma viene immediatamente
freddato da una pistolettata nell’aia del casolare, i predoni fanno irruzione
nella casa a piano terra e da subito sparano contro i componenti della famiglia
Turchi disarmati e quindi indifesi che non hanno alcun scampo. Tutti vengono
colpiti dalle raffiche omicide, senza alcuna distinzione, giovani e vecchi…
Tutti, quasi
tutti i Turchi, muoiono all’interno della cucina, tutti cadono lì tra i mobili
della cucina, sotto il tavolo, tra le sedie impagliate di legno in un lago di
sangue tranne la giovane Maria, poco più che ventenne, la quale ferita
mortalmente si trascina , nel bosco, al buio…lasciandosi dietro una scia di
sangue…i cinque assassini, rinunciano ad inseguirla, e iniziano a depredare la
casa, oramai popolata da cadaveri . La povera ragazza, ferita a morte, si
lamenta disperatamente, per tutta la notte, prima di morire…e nessuno le presta
il minimo soccorso. La spoliazione, completa, della casa, viene completata dopo
48 ore circa dalla strage. Arriva una squadra di sciacalli, che come in altri
casi, porta via tutto, mobili, quadri, suppellettili, Lì accanto a qualche
centinaio di metri, una squadra di operai della manutenzione delle Funivie, ode
le raffiche e poi i colpi isolati di grazia, subito non se la sentono di andare
a vedere…ci vanno all’alba, quando gli assassini sono andati via: i corpi sono
oramai freddi, il sangue e’ ovunque nella cucina, il cane giace nel cortile…gli
operai osservano e seguono la scia di sangue sino al bosco, e trovano il
corpo della povera Maria, morta senza soccorsi per dissanguamento.
Arrivò il
prete di Lavagnola che benedisse le cinque salme, le quali caricate su di un
carretto, vennero portate al Camposanto di Zinola, qui furono seppellite e
rimasero sino al 89, dopo di chè vennero trasportate a Genova, presso il
Cimitero di Staglieno, dove tuttora si trovano. I carabinieri stranamente non
aprirono nessun tipo di indagine o di inchiesta, a tutt’oggi, nessuno sa nulla
di nulla. Nessuno vide nulla, nessuno parlò, nessuno sentì…bocche cucite a quei
tempi…per una delle tante stragi compiute a ridosso del 25 aprile 45. Gli anni
passarono, i fori dei proiettili erano bene in vista, sui muri della cucina
dove avvenne la strage.
La casa
abbandonata, fu invasa dalla vegetazione e poi venne demolita. Al suo posto
c’e’ ora una nuova palazzina. Ci fu un fatto propedeutico alla strage : due
delle ragazze, furono prese e rapate dai partigiani perchè sospettate di frequentare
i i giovani militari della San Marco. Il padre, andò su tutte le furie, si recò
subito a protestare con determinazione presso il locale CNL Ecco cosa accadde
dopo… e gli assassini, godettero di coperture, appoggi, onori e quant’altro.
Erano dalla parte vincente.
La magistratura dovrebbe fare luce sulla strage
della Famiglia Turchi, e riaprire un fascicolo pieno di polvere e soprattutto
di omissioni…tanti nomi eccellenti verrebbero a galla, anche se la morte ha già
fatto Giustizia per conto suo.
Commenti
Posta un commento