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Giorno del ricordo. La testimonianza dell’esule da Pola


«Dopo il dolore dell’esodo di 350 mila italiani dalle terre dalmate-giuliane per sfuggire all’oppressione dell’esercito jugoslavo, e quello del silenzio per convenienza politica durato cinquant’anni su quelle sofferenze, la verità sta riemergendo con un sentimento di ricerca storica non più condizionato dalle ideologie»: questa la riflessione fatta dal vicesindaco Mattia Veronese durante la cerimonia di commemorazione del Giorno del ricordo sotto i Portici di piazza IV novembre a Noventa.
Dopo la messa in Duomo e l’onore sotto una pioggia battente alla lapide di via Vittime delle foibe sulle note della banda comunale “Philarmonic Fantasy Band” alla presenza del Comitato Civico, vari assessori e consiglieri comunali, autorità militari, associazioni combattentistiche d’arma e vari cittadini, Mattia Veronese ha ricordato il «percorso avviato oltre dieci anni fa dal Comune per far comprendere specie alle nuove generazioni il dramma delle foibe e dell’esodo dalle loro terre di tanti italiani tra il ‘46 e il ’53 ospitando venerdì scorso a Villa Barbarigo l’esule giuliano Tullio Canevari, consigliere dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Padova impegnata in un lavoro di recupero del ricordo di quei tragici fatti».
Costretto ad abbandonare a soli nove anni nel 1946 assieme alla madre la splendida isola di Brioni Tullio Canevari, da tre anni sindaco del Libero Comune di Pola in esilio, ha ripercorso l’avventurosa a fuga su un bragozzo verso Trieste venendo ospitato da una zia. La serata ha visto poi la proiezione di un documentario sulla tragedia della spiaggia di Vergarolla il 18 agosto 1946 dove un tremendo attentato durante una gara sportiva costo la vita a decine di nostri connazionali, in gran parte giovani e giovanissimi.
«Una strage ricordata a Pola da un monumento che mi sto impegnando a completare per incidere i nomi delle vittime» ha aggiunto Tullio Canevari.
Felice Busato (GdV 27.02.2016)

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