Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2014

L'innocente genio dell'Alfa ucciso dai partigiani rossi

Il dirigente Ugo Gobbato non era per nulla fascista e tutti lo sapevano. Ma questo non bastò a salvarlo dai killer, che poi vennero amnistiati. L'ennesimo omicidio dimenticato. Una delle tante croci senza memoria nei giorni della Liberazione. I balli, i canti, le bandiere rosse delle formazioni partigiane. La scuola ci ha trasmesso tante immagini di quell'epopea, ma non ci ha raccontato tutto. Soprattutto le prove sul campo di lotta di classe, mischiate ad una giustizia sommaria. È la giustizia sommaria che toglie di mezzo l'ingegner Ugo Gobbato. Siamo a Milano, a due passi dalla vecchia Fiera. E siamo, sul calendario, al 28 aprile, lo stesso giorno in cui a Giulino di Mezzegra viene falciato il Duce. Ugo Gobbato però non è un fascista, è un tecnico di prim'ordine, il direttore generale dell'Alfa Romeo, vanto del Paese e, si direbbe oggi, del made in Italy. Niente da fare. Alle 9.30 del mattino un commando entra in azione in viale Duilio. Lui è a piedi e sta

Schio (VI), 6 - 7 luglio 1945 la strage delle carceri. I partigiani della brigata garibaldina massacrano 54 civili.

Un reparto di partigiani della brigata garibaldina, comandati da “Romero” e “Teppa” (pseudonimi), irruppe nella notte del 6 Luglio nel carcere mandamentale della città; non disponevano di elenchi di fascisti, quindi li cercarono, e, non avendoli trovati, le vittime furono scelte tra i 99 detenuti del carcere. Tra questi, solo 8 erano stati indicati al momento dell’arresto come detenuti comuni, mentre 91 erano stati incarcerati come “politici” di possibile parte fascista, sebbene non tutti fossero ugualmente compromessi con il fascismo e in molti casi forse fossero stati arrestati per errore. Erano in corso gli accertamenti delle posizioni individuali. Per alcuni era già stata accertata l’estraneità alle accuse ed era già stata decisa la scarcerazione, non avvenuta per lentezze burocratiche. Gli 8 detenuti comuni vennero subito esclusi dalla lista, insieme a 2 detenute politiche non riconosciute come tali. Al processo del 1952 si accertò che solo 27 su 91 avevano una connotazio

29 maggio 1945. La strage della famiglia Turchi a Lavagnola - Staglieno (SV)

Dopo il 25 aprile 1945, la scia di omicidi a sfondo politico, a Savona, si allunga sempre più…questo fatto, realmente accaduto ha come protagonisti una innocente famiglia, i Turchi appunto, ed un gruppo di partigiani comunisti che non verranno mai identificati. Dopo il 25 aprile 1945, la scia di omicidi a sfondo politico, a Savona, si allunga sempre più…questo fatto, realmente accaduto ha come protagonisti una innocente famiglia, i Turchi appunto, ed un gruppo di partigiani comunisti che non verranno mai identificati.     Con il favore delle tenebre, cinque uomini armati, risalivano un sentiero di Ciantagalletto, che nella zona detta dei Ciatti, del quartiere rosso di Lavagnola, portava ad un casolare isolato.     I cinque armati, non erano sicuramente fascisti,  perché  era al 29 maggio 1945. Erano sicuramente qualcosa d’altro: e ci si arriva per logica deduzione, all’indomani della Liberazione, avvenuta il 25 aprile 45, l’unica forma di potere organizzato e armato, dominante,

30 aprile 1945. Eccidio di Pedescala (VI). “Spararono poi sparirono sui monti"

“Spararono poi sparirono sui monti, dopo averci aizzato contro la rabbia dei tedeschi, ci lasciarono inermi a subire le conseguenze della loro sconsiderata azione.  Per tre giorni non si mossero, guardando le case e le persone bruciare. Con quale coraggio oggi proclamano di aver difeso i nostri cari”  (Il Giornale, 29 aprile 1983) Negli ultimi giorni di aprile 1945 era ormai chiaro che la guetra era finita. Reparti tedeschi abbandonavano le loro posizioni verso il fronte e cercavano di rientrare in patria, per finire a casa la guerra. La valle del torrente Astico, la Val d'Astico, costituiva una strettoia su cui si dovevano incanalare molti reparti provenienti dalla pianura e diretti al Brennero. A partire dal 25 aprile le notizie sulle sollevazioni, sulla caduta di Milano, sulla morte del Duce, accelerarono questo movimento, che verso il 26 aprile era ormai un fiume in movimento, sempre più rapido. Reparti disparati si susseguivano lungo la Val d'Astico, mirando a us

21 gennaio 1945. Ines Gozzi e il padre trucidati dai partigiani della brigata “Garibaldi”

Ines Gozzi, una bella ventiquattrenne di Castelnuovo Rangone (MO), è una studentessa universitaria, laureanda in lettere. Conoscendo la lingua tedesca è diventata l’nterprete del locale Comando Germanico. Ciò ha significato la salvezza del paese quando i partigiani hanno ucciso due soldati tedeschi nella zona e questi volevano distruggere l’abitato. E’ stata proprio Ines Gozzi a interporsi e a battersi perchè la rappresaglia fosse evitata. Così, da quel giorno, tutti gli abitanti di Castelnuovo Rangone lo sanno e gliene sono grati. Ma tutti sanno anche che la ragazza è fidanzata con un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e questa è una colpa imperdonabile agli occhi dei “ partigiani assassini -salvatori della patria- ed eroi coraggiosi pluridecorati “! La notte del 21 gennaio 1945 una squadra di partigiani della brigata “ Garibaldi ” fa irruzione in casa Gozzi prelevando Ines e suo padre. I due vengono portati in un casolare in aperta campagna e qui, davanti al geni

Quell'oblio mortificante sulle stragi rosse

Il testo di Armando De Simone e Vincenzo Nardiello, "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", ripercorre le vicende più oscure del Pci Il comunismo? Per Saragat era la tragedia del proletariato. E tante altre sono state le definizioni in questi ultimi decenni. La politica di chi ha cercato di sfamare i popoli ed invece ha affamato il mondo sta subendo un processo storico che qualcuno vorrebbe nascondere o spazzare via. Vi è stato un tempo in cui la politica, in Italia, ha avuto i caratteri dell'incubo. Quest'epoca di ferro non è durata poi molto, se si va a vedere. Dieci anni: fra il 1946 e il 1956; fra elezioni per la Costituente e i fatti d'Ungheria. Ma poco prima, dalle nostre parti, si erano consumate storie rosso sangue, stragi disumane, Portula, Schio. E, oltrecortina, il terrore dei gulag ha cambiato per sempre il volto dei paesi dell'Est. Qualcuno ha tentato, dopo il crollo del comunismo mondiale, con la democratizzazione e la decisi

23 marzo 1944. L’attentato terroristico di Via Rasella a Roma

Avvenne oggi, 70 anni fa, e causò la morte di 33 soldati tedeschi e la strage delle Fosse Ardeatine. Il 23 marzo del 1944 una bomba sistemata da un gruppo di partigiani uccise 33 soldati tedeschi e 6 civili italiani. L’attentato, portato avanti da alcuni membri dei GAP – i Gruppi di Azione Patriottica che attaccavano i soldati tedeschi nelle città occupate o compivano sabotaggi – causò una violenta rappresaglia. I tedeschi rastrellarono 335 persone in tutta Roma che, il giorno dopo, vennero uccise e sepolte nelle fosse Ardeatine, poco lontano da Roma. Fu una delle stragi più gravi consumate in Italia durante la seconda guerra mondiale e, insieme all’azione di via Rasella, ha continuato a causare polemiche fino ad oggi. Nel marzo del 1944 alcuni partigiani che appartenevano alle Brigate Garibaldi, organizzate dal Partito Comunista italiano allora fuorilegge, notarono che un grosso gruppo di soldati tedeschi percorreva quasi ogni giorno alcune strette strade nel centro di Roma. Si

8 febbraio 2014. La Provincia di Cuneo Ricorda i Martiri delle Foibe

"Nella giornata di sabato 8 febbraio si svolgerà a Cuneo una fiaccolata per rendere onore ai Martiri delle Foibe cui tutta la cittadinanza e' invitata a partecipare. Il corteo, organizzato dal “Comitato 10 Febbraio” della Provincia di Cuneo, prenderà avvio alle ore 17.00 da Piazza Galimberti e percorrerà via Roma fino alla Piazza antistante il Comune di Cuneo dove le autorità istituzionali presenti si uniranno al ricordo di questa tragedia per troppi anni dimenticata. Dimenticata sotto un velo d’oblio figlio degli interessi di parte, che per decenni hanno calato una cappa opprimente sull’intera vicenda. Le storie delle migliaia di nostri connazionali condannati ad una morte orribile, gettati, spesso ancora vivi, dentro gli “inghiottitoi carsici”, assumono toni ancor più tragici perché negli anni a seguire hanno dovuto subire l’ulteriore sfregio di veder rimossa la loro tragedia dalle pagine della storia: cancellati, nascosti, dimenticati. Si è dovuto attendere fino al 2

Così il Pci scatenò il terrore per impadronirsi del Paese

In "Bella ciao" Giampaolo Pansa racconta la strategia delle Brigate Garibaldi per sterminare i fascisti. E non solo. Pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore, un estratto da Bella Ciao. Controstoria della Resistenza (Rizzoli, pagg. 430, euro 19,90; in libreria dal 12 febbraio) di Giampaolo Pansa. Nel saggio Pansa ricostruisce con dovizia di particolari il ruolo del PCI all'interno della guerra civile che ha insanguinato l'Italia dall'8 settembre del '43 sino al 25 aprile del '45 (anche se in molti casi le violenze si sono trascinate ben oltre).  Il giornalista documenta come i comunisti si battessero per obiettivi ben diversi da quelli di chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura filosovietica. Pansa racconta come i capi delle brigate Garibaldi abbiano tentato di realizzare questo disegno autoritario. Ricostruisce il cammino del