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Visualizzazione dei post da 2022

Il massacro dimenticato, 46 fascisti sepolti nei tunnel trevigiani.

  Il massacro dimenticato, 46 fascisti sepolti nei tunnel trevigiani. Dobbiamo ancora considerare una festa unitaria il 25 aprile? Si apre con questo interrogativo retorico il nuovo lavoro di Giampaolo Pansa I vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile (Rizzoli, 466 pp, 19.50 euro), da oggi in libreria. Si tratta dell’ennesimo saggio revisionista sulla Resistenza (e non crediamo certo di offendere l’autore: «Mi sono stancato di distinguere tra morti buoni e morti cattivi. Il mio revisionismo sta tutto qui»), destinato a rinfocolare le polemiche e, aspetto più interessante, a confermare, se ce ne fosse bisogno, quanto illusoria possa essere la volontà di affermare l’esistenza di una memoria condivisa in un Paese, come l’Italia, dove è proprio il conflitto a porsi come elemento identitario principale. Tra tutte le «memorie» italiane, Pansa, come ormai ci ha abituato da tempo, privilegia quella degli sconfitti, la memoria di coloro «che non debbono ricordare», m

Goli Otok la prigione naturale perfetta di Josip Broz Tito

  Goli Otok la prigione naturale perfetta di Josip Broz Tito All’alba, Goli Otok è pallida. Grigia. Un’isola anonima contro cui s’infrangono le onde oleose del Quarnaro. Guardandola dalla terra ferma non si vede alcun tipo di vegetazione; non si scorgono né alberi né arbusti. Dall’acqua emerge solo una distesa di roccia livida e sterile. D’estate il sole secca ogni cosa, d’inverno il vento ghiaccia ciò che rimane. Nell’eterno rincorrersi tra vita e morte è sempre quest’ultima a vincere a Goli Otok. Guardandola, gli uomini hanno cominciato a chiamarla in molti modi: qualcuno l’ha definita “calva”, qualcun altro “nuda”. Ma l’aggettivo più adatto, forse, è “segreta”. Il dorso dell’isola, una scogliera alta oltre duecento metri, non permette di vedere nulla di ciò che accade lì. È come un mantello che tutto nasconde e porta via. Goli Otok è una prigione naturale perfetta, tanto che Josip Broz Tito la scelse come luogo dove isolare coloro che, dopo lo strappo tra Jugoslavia e Unione sovieti

Le foibe sono il capitolo italiano degli orrori del comunismo.

  Le foibe sono il capitolo italiano degli orrori del comunismo. Non avrei mai pensato di tornare a difendere la memoria delle foibe dall’oltraggio militante di collettivi intellettuali spalleggiati dall’associazione partigiani. Ritenevo ormai assodato il giudizio, l’orrore e la memoria delle foibe, seppure con diverse interpretazioni dei fatti e delle responsabilità. Ero poi riluttante a parlarne ancora perché pensavo che fosse sciagurato ridurre la storia agli stermini e alle sue pagine più nere. E mi pareva meschino cercare di usare il passato a scopi politici, propagandistici o di denigrazione degli avversari, che tornano così nemici, e assoluti. E invece un miserabile attacco, prima individuale poi collettivo, ha rimesso in discussione l’entità della tragedia istriana, dalmata e giuliana e l’opportunità di commemorarla a livello istituzionale con la giornata del ricordo. Cos’è che rende inaccettabile sul piano storico, il riduzionismo, il dimenticazionismo, il negazionismo sulle f

Vergarolla, la strage dimenticata: così vennero uccisi gli italiani di Pola.

  Vergarolla, la strage dimenticata: così vennero uccisi gli italiani di Pola. Il 18 agosto del 1946 era una domenica di sole come tante altre in Istria. Per Pola era un'estate di passione: l'ennesima in quel lungo periodo di violenza. Ma la città decise che almeno per quella domenica tutto dovesse apparire normale, come se il sangue che scorreva da anni nella terra d'Istria per una mattina non dovesse bagnare la spiaggia di Vergarolla e oscurare la mente dei suoi abitanti, privandoli di una giornata di mare e di libertà. Ma mentre giovani e famiglie accorrevano sull'arenile per assistere alla mitica Coppa Scarioni, gara di nuoto diventata ormai tradizione nella Pola italiana, il sangue cristallino dell'Adriatico si tinse di rosso, come già molte altre parti dell'Istria profonda. Passate le 14, un boato squarcia il cielo di Vergarolla, un fungo si solleva dalla spiaggia e il rumore delle onde e delle voci di tifosi e cittadini si tramutò in un orrendo grido di m

Rankovic accusato in Germania del massacro di centomila tedeschi.

  Rankovic accusato in Germania del massacro di centomila tedeschi. Un avvocato della Ruhr ritiene che il "vice" di Tito sia responsabile della morte di prigionieri catturati dai partigiani jugoslavi. Tra l'altro Rankovic avrebbe dato ordine di uccidere tutti i feriti tedeschi e croati che si trovavano, al termine delle ostilità, negli ospedali jugoslavi. Articolo dal Corriere della Sera del 26 marzo 1964

Atto d'accusa del deputato di Fiume Andrea Ossoinack - 1960, Istria.

  Atto d’accusa del deputato di Fiume Andrea Ossoinack contro quanti hanno tradito la millenaria italianità adriatica e hanno venduto agli slavi Fiume Pola l’Istria Zara e la Dalmazia negando ai cittadini ivi nati il plebiscito – autodecisione dei popoli – offerto da Wilson nel 1918 A cura del Centro Studi Adriatici ROMA

CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW"

  CODEVIGO. LA STRAGE DI "BULOW" L’immobilità, afosa d’estate e nebbiosa d’inverno, di questo piccolo paese lungo la provinciale tra padova e chioggia non fa certo pensare a grandi eventi storici, eppure da queste parti la guerra è passata pesantemente lasciando la sua scia di morte, di odii, di sospetti come peraltro in tante altre misconosciute contrade d’europa oltre ai “si dice” e ai ricordi talvolta reticenti degli anziani, a testimoniare gli eventi di quel lontano maggio del ‘45 rimangono un ossario nel cimitero del paese, un fascicolo penale riaperto nel 1990, e quindi archiviato, presso la procura della repubblica di padova e molte mezze verità. Fino ad oggi gli unici tentativi di ricostruzione storica e di rivendicazione politica appartengono a quella destra che ha le sue radici nella rsi, la cosiddetta repubblica di salò. Sull’argomento sono apparsi negli ultimi anni diversi articoli sia sulla stampa quotidiana locale che in varie pubblicazioni legate al neo-fascism

L'ECCIDIO DI CODEVIGO.

    L'ECCIDIO DI CODEVIGO. L’ Eccidio di Codevigo avvenuto tra il 30 aprile e il 15 maggio 1945, fu l’esecuzione sommaria di un numero variabile tra 96 e 365 persone avvenuto nella zone di Codevigo (Padova) da parte della 28´ Brigata Garibaldi “Mario Gordini“, cooperante con la VIII armata Britannica. Alcuni storici sostengono che all’eccidio parteciparono altresì militari emiliani e toscani inquadrati nel gruppo di combattimento “Cremona“, unità al seguito delle truppe inglesi. Queste truppe assunsero il potere nel territorio in nome del CLN a partire dal 29 aprile 1945. Ci furono molte vittime, alcune furono anche seviziate. . . . Corinna Doardo, maestra elementare. I partigiani la prelevarono, la sottoposero a sevizie tali che il medico accertò che solo un orecchio era rimasto intatto, la fucilarono e abbandonarono il cadavere nudo nel cimitero. Mario Bubola Mario Bubola, figlio del podestà fascista del paese, fu prelevato a casa, fu torturato, si tentò di tagliarli il collo c

Ravennati contro. La strage di Codevigo

    Ravennati contro. La strage di Codevigo Nel maggio del 1945, quindi a guerra finita, un gruppo di ex militari della RSI dai loro presidi nel veronese, ove erano ripiegati, furono prelevaqti con inganno e condotti a Codevigo da partigiani romagnoli e, dopo sconcertanti vicende, massacrati a colpi di mitra. Questa è la ricostruzione di quei fatti. E' la cronistoria attraverso la quale, per la prima volta è stata fatta luce su uno dei più gravi eccidi dell'immediato secondo dopoguerra. L'autore ha raccolto testimonianze dai diretti protagonisti, rintracciato i superstiti ed ha reperito importanti documenti tra i quali i memoriali di due scampati alle esecuzioni sommarie. di Gianfranco Stella (Autore) - Editore ‎ L'ultima Crociata (1 gennaio 2001)

IL PARTIGIANO EOLO. Una storia di odio nel Polesine della guerra civile.

IL PARTIGIANO EOLO. Una storia di odio nel Polesine della guerra civile. Nel corso della guerra civile operò nel Polesine, in particolare nella zona intorno ad Adria, una formazione partigiana che terrorizzò la popolazione macchiandosi di crimini e nefandezze tali da far inorridire gli stessi antifascisti, capitanata da Eolo Boccato, un personaggio violento che, dopo aver combattuto a fianco dei fascisti contro gli slavi, si diede alla macchia dando vita ad una sua “guerra privata”, scatenando sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile. In pochi mesi Eolo e compagni giunsero a sopprimere 76 persone. Un curriculum che li vide distinguersi in ogni tipo di infamia: dallo stupro di Marcella Cacciatori, violentata dal branco e resa incinta a 14 anni, allo sterminio dell'intera famiglia Gaffarelli ad Ariano Polesine, dove non mostrarono pietà nemmeno per due bambini di 2 e 4 anni, alle mortali imboscate contro chi rifiutasse di aderire alle loro imposizioni. Nonostante la presa

BENEDETTI ASSASSINI. Eccidi partigiani nel Bellunese (1944-1945)

BENEDETTI ASSASSINI. Eccidi partigiani nel Bellunese (1944-1945) Eccidi partigiani nel Bellunese 1944-45. Storia della guerra civile italiana in terra veneta di Antonio Serena. Un attenta indagine storica con ampiezza di fonti per raccontare la verità dei vinti sepolta sotto il trionfale racconto dei vincitori Chi ritenga che un lungo elenco di nomi e di date possa essere solo un’arida documentazione, legga i libri di Antonio Serena e si ricrederà. In questi elenchi di nomi e di date è racchiuso l’immenso dramma della guerra civile italiana. Da questi nomi e da queste date scaturisce - vivissima a distanza di settant’anni - la tragedia di migliaia di vittime innocenti alle quali ancora non è stata resa piena giustizia. Bisogna leggere “I giorni di Caino” e “La strage di Oderzo”, fino a quest’ultima opera, per rendersi conto di come la ricerca minuziosa, quasi ossessiva dello storico, la maniacale consultazione di documenti, di diari inediti, la ricerca degli ultimi testimoni sfoci in

I fratelli Govoni

I fratelli Govoni San Giorgio di Piano è uno di quei grossi paesi agricoli che insieme ad Argelato, Pieve di Cento e San Pietro in Casale s’incontra a circa metà strada fra Bologna e Ferrara. E’ pianura emiliana che beneficiò funestamente dei primi collaudi socialisti e rivoluzionari. L’odio di classe continua a trovarvi una lussureggiante pastura. Nell’immediato periodo del dopo-liberazione in questa zona che giuppersù potrebbe essere ampia quanto la pianta di Roma, per intenderci, i «prelevati» sono stati 128. Centoventotto persone che una sera furono portate via dalla loro casa e che mai più hanno fatto ritorno. Centoventotto. Fin’ora se ne sono trovati in queste fosse comuni circa una metà. Dell’altra sessantina perfino il mistero della loro morte è cupo. Nella macabra fossa di Argelato, dunque, sono stati rinvenuti diciassette cadaveri buttati alla rinfusa laggiù con un metro di terra addosso. Di questi, ben sette erano fratelli. Sono i fratelli Govoni. La mamma di questi sette fi