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La strage di Oderzo e gli eccidi partigiani nel Basso Trevigiano 1944-45.

 


«Qualcuno non era ancora spirato e dibattendosi nell'acqua invocava “Mamma, mamma”, ed il feroce Bozambo sparava a lui nella nuca dicendogli: “Questa è tua mamma” »
Dal «Diario» di don Giacobbe Nespolo (sacerdote a Oderzo)

Il 28 aprile 1945, a guerra conclusa, nella canonica di Oderzo (TV) e alla presenza di monsignor Domenico Visentin, si addivenne alla firma di un accordo tra il Sindaco della Città Plinio Fabrizio, il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) rappresentato da Sergio Martin e i responsabili militari della RSI della zona, col. Giovanni Baccarani, com.te della Scuola Allievi Ufficiali di Oderzo e magg. Amerigo Ansaloni, com.te del Btg. “Romagna”. Il patto prevedeva la consegna delle armi da parte dei 600 militari della RSI (Allievi Ufficiali, Btg. “Romagna” e Btg. “Bologna”) di stanza in città o nelle vicinanze, il loro concentramento all’interno del Collegio Brandolini di Oderzo e il rilascio agli stessi di un lasciapassare per raggiungere le proprie famiglie. Una volta sottoscritto l’accordo e dopo che i fascisti ebbero deposto le armi, fecero la loro comparsa i partigiani della brigata “Cacciatori della Pianura”, dipendente dalla Divisione “Nino Nannetti” e legati al Partito comunista, i quali pretesero la consegna dei militari, affermando di non accettare il patto sottoscritto dalle parti sebbene riconosciuto dagli stessi comitati partigiani regionali. In tre riprese - nelle notti del aprile, del 1° e del 15 maggio –Da Ros Attilio (“Tigre”), Venezian Adriano (“Biondo”), Pizzoli Giorgio (“Jim”), Lorenzon Silvio (“Bozambo”), Baratella Diego (“Beck”), Bellis Francesco e Zara Rino provvidero a prelevare i fascisti a gruppi e a fucilarli a Oderzo e Ponte della Priula, rapinandoli poi del danaro e degli oggetti personali. Nonostante i tentativi di corruzione dei testimoni da parte dei partigiani, nel dicembre 1953 il Tribunale di Velletri riconobbe le responsabilità degli imputati e li condannò a pene variabili dai venti ai trent’anni di carcere. Grazie all’ “amnistia Togliatti” le pene vennero successivamente condonate e i responsabili dei massacri trionfalmente accolti a Roma da Togliatti, Longo, Amendola, Pajetta e Terracini nella sede del PCI di via delle Botteghe Oscure. La strage di Oderzo non fu un caso isolato. In tutta la provincia, in particolare nella Bassa Trevigiana, durante e dopo la guerra civile la violenza di partigiani e criminali comuni si scateno contro vinti e civili inermi molto spesso per motivi di lucro o di vendetta personale.

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