Nel Veneto la provincia più colpita dal furore resistenziale fu quella di Treviso con un migliaio di uccisioni.
I maggiori responsabili si contavano in una decina ma uno fu il più sanguinario, il partigiano "Falco", Gino Simionato di Preganziol.
Postosi a capo di una banda di assassini eliminò in gran numero fascisti, ex fascisti, prigionieri, ausiliarie, militari alleati dei quali tuttavia, secondo le carte processuali, solo 85 scoperti a suo nome.
Nessun combattimento, ma solo esecuzioni.
I suoi crimini ebbero inizio nell'aprile del '45, quando il rischio di dover affrontare nemici sfumava giorno dopo giorno.
Con automezzi alleati lasciava il comando di Breda di Piave e raggiungeba le località a seminare morte con le sue squadre di esecutori, comandate dai famigerati "Ferro" Alfonso Benedetti, "Senna" Silvio Cadonà di San Biagio di Callalta, "Zebra" Carlo Bisetto di Breda di Piave, "Nasetto" Giovanni Tiozzo di Mestre, eccetera.
I metodi? Morte per percosse, raffiche di mitra, impiccagioni, annegamenti.
Nelle acque del Sile si vedevano galleggiare su tavole verso la foce centinaia di cadaveri.
Ricercato dalla polizia alleata per crimini contro l'umanità si rifugiò in Jugoslavia ove rimase appena un anno, preferendo le patrie galere ai rigori della democrazia popolare.
A un magistrato che gli chiedeva di tanta crudeltà rispose che aveva avuto lutti in famiglia per mano fascista, il padre e il fratello Mario.
Non era vero poiché il padre era sìmorto ma sotto il grande bombardamento alleato dell'ottobre del '44, e i tre fratelli, Maddalena, Giovannina e Mario erano vivi e vegeti.
La madre, Emma Borgo, morirà di morte naturale a Preganziol nell'85.
Processato e amnistiato non fu liberato se non dopo otto anni di carcerazione preventiva, che poi era il massimo che potesse scontare un partigiano per quanto criminale.
Subito espulso dal CVL rimase ovviamente nell'Anpi e fu protetto dal Pci che lo consigliò di allontanarsi dal Trevigiano quando evidenti apparivano le intenzioni di vendetta nei suoi confronti.
Si sposò nel '55 a Quarto d'Altino e subito dopo abbandonò il Veneto, accolto dalla federazione comunista di Alessandria, in quegli anni la più rivoluzionaria dopo quella di reggio Emilia, che lo impegnò come guardia notturna, muratore, elettricista eccetera.
Tirò le cuoia nel 2004 a 84 ani, senza il cordoglio del partito che aveva già cambiato nome.
Gianfranco Stella Scrittore
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